Ci sarà modo di ascoltare ancora la tromba di Nils Petter Molvaer, mercoledì 14, in un’esibizione solitaria, alle 11 nel suggestivo scenario offerto dalla chiesa romanica di Nostra Signora del Regno, a Ardara: una nuova occasione per apprezzare il musicista norvegese, capace di spaziare tra le diverse influenze musicali che compongono il caleidoscopio del suo stile con una cifra personale e sempre riconoscibile.
Nel pomeriggio – alle 18 nell’area archeologica di Museddu, poco fuori Cheremule – ritorna invece a Time in Jazz, a distanza di un anno, il decano dei batteristi jazz italiani, Gegè Munari, in quintetto con il trombettista Francesco Lento, il sassofonista Marco Ferri, il pianista Domenico Sanna e il contrabbassista Vincenzo Florio, giovani compagni d’avventura con cui ha anche inciso un disco live nel 2015. Il repertorio si concentra su uno dei periodi più belli della storia del Jazz americano, l’era del Blue Note Sound degli anni ’60 di Lee Morgan, Herbie Hancock, Miles Davis. Classe 1934, attivo dai primi anni Sessanta, tra le sue numerose collaborazioni, il batterista campano conta quelle con Gato Barbieri, Enrico Rava, Franco D’Andrea, Martial Solal, Lee Konitz e Enrico Pieranunzi, oltre ad aver accompagnato artisti come Liza Minelli, Mirelle Martieu, Jerry Lewis.
Riflettori nuovamente puntati su Paolo Fresu, la sera del 14 agosto, a Berchidda, stavolta impegnato in una produzione originale del festival, in trio con il bandoneonista Daniele di Bonaventura (col quale condivide da anni un riuscito sodalizio artistico) e il violoncellista brasiliano Jaques Morelenbaum (una collaborazione nata sulla scia dell’album “Alma” di Paolo Fresu e Omar Sosa, uscito nel 2012 per la Tuk Music). Alle 21.30 sul palco di Piazza del Popolo.