Costituire significa assemblare e formare.
Costituzione è lo stratificarsi dei molteplici pensieri di un vasto popolo
raccolti in una lingua unica e plurale
capace di formare uno stato
assemblando le istanze delle differenti identità che la creano.
Da “Poesie jazz per cuori curiosi” di Paolo Fresu / Rizzoli
Il jazz nasce dalle diversità. Non ci fossero state le migrazioni verso le Americhe dei primi del secolo scorso non si sarebbe creato quel crogiuolo di razze che ha dato vita a uno stile musicale che ha rivoluzionato e arricchito il Novecento.
Sono le differenze geografiche nonché culturali, sociali, economiche e razziali, sessuali e di genere, di abilità e di gusti, di pensieri oltre che di attitudine, ad avere portato nel sud degli Stati Uniti mondi sonori diversi, tra la tribalità dei ritmi africani, l’opera e la canzone popolare europea.
Possiamo, dunque, affermare che il jazz è la musica meticcia per eccellenza e che esprime la necessità di riconoscere sempre più la bellezza che vive nell’unicità e la ricchezza che risiede nelle diversità.
E se la vera ricchezza è essere diversi, è fondamentale individuare valori non necessariamente condivisi, ma piuttosto sottolineare il bisogno di una convivenza con valori dissimili.
L’articolo 3 della nostra carta costituzionale recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Questa rafforza l’esplicito messaggio contenuto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948 dove si riporta che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Nasciamo tutti uguali. Pertanto, lo siamo senza alcuna differenza ed è la nostra diversità il vero valore del secolo che stiamo attraversando.
Abbiamo deciso di dedicare a questo tema l’edizione numero XXXV del festival Internazionale Time in Jazz. Lo raffiguriamo graficamente con i meravigliosi colori del Rainbow, l’arcobaleno multietnico che rappresenta quella bandiera libertaria dell’identità di gǝnǝrǝ oggi anche simbolo di pace e di fratellanza.
Per questo vogliamo dedicare il nostro festival a tutti coloro che, soprattutto in questo difficile momento, lottano per i propri diritti. Proseguendo insieme quel cammino complesso e bellissimo nel quale, tutte e tutti, ci sentiamo parte dello stesso mondo e di una sola umanità capace di tracciare un futuro ricco e caleidoscopico come la musica.
Come il jazz.
Paolo Fresu