Al via domani la trentaseiesima edizione di Time in Jazz all’insegna di “Futura” in programma fino al 16 agosto a Berchidda (Ss) e altri centri del nord Sardegna.

Aprono la serie di concerti Tullio De Piscopo alle 18 a Puntaldia e in serata Serena Brancale a Porto Rotondo (ore 21.30). Tra i protagonisti del festival diretto da Paolo Fresu Malika Ayane, Eivind Aarset, Guano Padano, Farafina, Dhafer Youssef, Roberto Ottaviano, Gianni Cazzola, Savana Funk con Willie Peyote, Colle der Fomento con Dj Craim e La Batteria. Tanta musica ma anche mostre, presentazioni di libri e incontri con gli autori, attività per i bambini e altro ancora nel ricco cartellone di Time in Jazz.

Tutto pronto per la trentaseiesima edizione del festival Time in Jazz, che da domani – martedì 8 agosto – fino a mercoledì 16, si snoderà per nove intense giornate con il suo fitto programma di eventi tra Berchidda (Ss), paese natale del suo ideatore, fondatore e direttore artistico Paolo Fresu, e gli altri centri e località del nord Sardegna in cui fa tappa quest’anno: ArzachenaBanari, BortigiadasBuddusòBudoniLoiri Porto San PaoloLuogosantoMoresOschiriPorto RotondoPuntaldia, San TeodoroTempio PausaniaTula e Viddalba.

Oltre alla nutrita serie di appuntamenti musicali che si succederanno dalla mattina alla notte in spazi e scenari differenti – l’arena allestita a Berchidda nella piazza Piazza del Popolo, teatro dei concerti serali in programma da venerdì 11 a Ferragosto, e i siti più rappresentativi degli altri centri coinvolti -, il festival propone, come sempre, un ampio assortimento di iniziative e attività diverse: presentazioni di libri e incontri con gli autori, azioni di promozione e sensibilizzazione ambientale, mostre, laboratori di educazione musicale e varie attività dedicate ai bambini, e altro ancora.

L’edizione numero trentasei di Time in Jazz si presenta sotto il titolo “Futura”, ispirato all’omonima canzone di Lucio Dalla, con l’intento di abbracciare idealmente diverse generazioni. Spiega Paolo Fresu nelle sue note di presentazione (citando un verso del grande cantautore bolognese: “Chissà domani su che cosa metteremo le mani e se si potrà contare ancora le onde del mare”), «Futura è un progetto d’amore sognato con la complicità di un muro innalzato da due superpotenze che, nonostante tutto, non cancellano quel bisogno di emozione e di pathos nonché di condivisione che alimenta le nostre vite. Un bisogno che permea e attraversa le differenti generazioni alle quali vogliamo dedicare il tema di questa edizione, la numero trentasei, di Time in Jazz. Lo facciamo utilizzando lo strumento che meglio conosciamo: la musica che, da sempre, è la portavoce delle istanze e dei bisogni giovanili nonché la voce narrante delle loro speranze. Futura è visione e coraggio. Quello del poter affrontare un presente complesso che mai avremmo immaginato di dover vivere e che va condiviso nel crossover generazionale e con quell’apertura che è del jazz in quanto musica meticcia e attuale».

Generazioni e generi musicali diversi, non solo jazz, si incroceranno nel festival: esemplare di questa idea di crossover è il duo GuerzonCellos, ovvero i bolognesi Enrico e Tiziano Guerzoni, padre e figlio, che suonano il violoncello in modo eclettico e originale; un altro esempio è “popOFF!”, il progetto con cui Paolo Fresu e la cantante Cristina Zavalloni rendono omaggio in chiave jazz alle canzoni dello Zecchino d’Oro; ancora, il duo del sassofonista Roberto Ottaviano (classe 1957) con il giovane chitarrista inglese Rob Luft, come anche il quintetto che riunisce quattro giovani musicisti intorno alla batteria di un “senatore” del jazz italiano come Gianni Cazzola (classe 1938), dimostrando come questa musica non conosca limiti di tempo ed età, praticando sempre quello scambio tra generazioni che ne costituisce la linfa vitale.

L’idea di crossover si addice anche a un altro esperto di piatti e tamburi, Tullio De Piscopo (classe 1946), che nel corso della sua lunga e variegata carriera ha collaborato con artisti del calibro di Pino Daniele, Astor Piazzolla, Chet Baker, Max Roach, Gerry Mulligan, tra gli altri: “Dal blues al jazz con… andamento lento”, come recita il titolo del suo concerto che domani – martedì 8 – a Puntaldia farà da ouverture alla nove giorni di Time in Jazz.

Incroci tra stili e generi musicali saranno anche quelli proposti da altri protagonisti del festival: il pianista Francesco Cavestri con il suo progetto che unisce jazz e hip-hop; i Colle der Fomento, uno dei gruppi rap italiani più influenti, insieme a Dj Craim e al quartetto romano La Batteria; il quartetto d’archi Alborada con Dj Cris; il tunisino Dhafer Youssef con il suo oud all’incrocio tra Oriente e Occidente; i Savana Funk con il rapper e cantautore Willie Peyote.

Anche questa edizione del festival presenta diverse protagoniste femminili: la cantante Serena Brancale, la pianista Sade Mangiaracina con un tributo a Lucio Dalla, la cantautrice e pianista Carolina Bubbico, e Malika Ayane, che sarà al centro di uno degli eventi imperdibili (e da subito sold out) di ogni edizione: l’omaggio a Fabrizio De André in quella che fu la residenza del cantautore a L’Agnata.

Ma sono tanti i nomi e le proposte nel denso cartellone del trentaseiesimo Time in Jazz: il flautista Nicola Stilo, il batterista Giovanni Iacovella, il chitarrista norvegese Eivind Aarset, il gruppo Guano Padano, il trio Melodrum, il fisarmonicista francese Vincent Peirani, il gruppo del Burkina Faso Farafina, la Rusty Brass Band, l’organettista Pierpaolo Vacca e il bandoneonista Daniele di Bonaventura (questi ultimi due, insieme a Paolo Fresu, saranno protagonisti dell’ultimo atto del festival, il 16 agosto alla Peschiera di San Teodoro, con le musiche dello spettacolo “Tango Macondo”). E poi gli ospiti del musicista berchiddese Nanni Gaias nello spazio Time After Time, progetto ospitato dal centro di produzione Insulae Lab di Time in Jazz, in programma tutte le notti dopo i concerti sul palco di Piazza del Popolo: il beatboxer Alien Dee, il rapper sassarese Don Malo, il cantante e chitarrista emiliano Stefano Barigazzi. E, ancora, i protagonisti del FestivalBar, la vetrina di formazioni e solisti che ritorna anche quest’anno trovando ospitalità nei bar di Berchidda: TribalNeedFederico FenuGabriele Pollina, il duo Sprigu di Andrea Sanna e Marco Coa.

Oltre alla musica, il festival propone come sempre anche mostre (quella stabile con le opere della della Collezione di Arte contemporanea CasArt, nata nel 1997 grazie al generoso contributo degli artisti presenti in passato al festival, e quella fotografica della scorsa edizione con gli scatti di Fabio Lovino e Andrea Rotili) presentazioni di libri e incontri con gli autori, con la partecipazione, tra gli altri, della scrittrice Barbara Baraldi col suo romanzo su Janis Joplin “Il fuoco dentro”, di Paolo Crepet con il suo nuovo libro “Prendetevi la luna”, e di Malika Ayane con il suo esordio narrativo, i racconti di “Ansia da felicità”.

Immancabili, nel ricco ventaglio di proposte del festival, anche le iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale: tra queste, la rinnovata collaborazione, dopo l’esordio dell’anno scorso, con Biorepack, il Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile.

Non mancheranno poi le attività per i bambini nel consueto e ampio progetto di Time to Children curato dalla violinista e didatta Sonia Peana, patrocinato dall’associazione Il Jazz va a Scuola e sviluppato da Time in Jazz con il sostegno del Banco di Sardegna. Da giovedì 10 a martedì 15, a Berchidda, negli spazi di “Sa colte ‘e s’ Oltijiu”, il giardino adiacente a Sa Casara (l’ex caseificio ora sede dell’associazione Time in Jazz), si terranno laboratori, mostre e altre attività per bambini, ragazzi e adulti che avranno l’opportunità di scoprire il mondo della musica jazz e popolare, di scoprire strumenti, esplorare la multisensorialità e sperimentare la condivisione musicale. Saranno presenti Eliana Danzì, specializzata nella body percussion, Luca Gambertoglio, musicoterapeuta e rumorista, il suonatore di ocarina Fabio Galliani, il chitarrista Reno Brandoni, gli attori Paolo Li Volsi e Irene Villa, e alcuni tra i protagonisti del festival: i Farafina, il duo GuerzonCellos, il pianista Francesco Cavestri. E, ancora, la mostra/studio “L’Arte dei Bambini” coordinata da Maria Abis e l’esposizione (stabile) delle immagini del libro Crescendo (pubblicato da Gallucci in una nuova edizione in uscita proprio durante il festival, venerdì 11), illustrato da Alessandro Sanna e musicato da Paolo Fresu, Claudia Pupillo con “Le favole di Gunter Pauli”, e l’immancabile appuntamento di Ferragosto con l’attore Giancarlo Biffi e i suoi racconti del Gufo Rosmarino.

Tra le novità di questa edizione, Un’ora in più è l’iniziativa con cui Time in Jazz invita il pubblico, dopo i concerti in decentramento, a trattenersi per scoprire e conoscere meglio i luoghi di volta in volta raggiunti dal festival. Gli amministratori, le pro-loco e le associazioni locali sono invitati a offrire ciò che meglio permette di conoscere e valorizzare le particolarità del sito e del paese ospite: Un’ora in più per trattenere sul posto, a fine concerto, chi vorrà aggiungere uno sguardo turistico alla sola fruizione musicale, un invito a pregustare un soggiorno più lungo.

  • Al via domani, martedì 8 agosto

Sarà dunque Tullio De Piscopo a tagliare il nastro del trentaseiesimo festival Time in Jazz, domani – martedì 8 agosto – alle 18 al Golf Club Puntaldia, sulla costa nord orientale, nel territorio di San Teodoro. Nel corso della sua lunga e variegata carriera il batterista napoletano, classe 1946, ha incrociato artisti del calibro di Pino Daniele, Astor Piazzolla, Chet Baker, Max Roach, Gerry Mulligan, tra i tanti; un cammino artistico sancito l’anno scorso dal Leone d’Oro alla Carriera assegnato dall’associazione Gran Premio Internazionale di Venezia; sessant’anni di musica sintetizzabili nel titolo del suo concerto, “Dal blues al jazz con… andamento lento”, che apre la nove giorni di Time in Jazz. Il pubblico potrà ascoltare pezzi per sola batteria, i suoi storici assoli come “Drum Conversation”, dedicato sempre a Pino Daniele, standard jazzistici, brani tratti dai Pionieri del blues, qualche perla di successo dal suo repertorio pop e l’atmosfera dei caldi suoni del Mediterraneo e dei vicoli di Napoli come “Stop Bajon”, “Pummarola Blues” e “Andamento lento”. Ad affiancare Tullio De Piscopo ci saranno Bruno Manente alle tastiere, Domenico Basile alle chitarre, Paolo “Paul” Pelella al basso e Paolo Scairato alle percussioni.

Sulla costa nordorientale sarda anche il secondo appuntamento della giornata inaugurale: a Porto Rotondo, il Teatro all’aperto Mario Ceroli accoglie sul palco alle 21.30Serena BrancaleClasse 1989, dotata di una duttilità vocale dal timbro scuro e graffiante, la cantante, polistrumentista e compositrice pugliese è riuscita a conquistare il grande pubblico con la sua partecipazione al Festival di Sanremo del 2015, dove ha presentato una versione raffinatissima del brano “Galleggiare”, contenuta nel suo album omonimo d’esordio. Una spiccata inclinazione a valicare i confini sonori e la sua continua voglia di ricerca, le consentono di manipolare con disinvoltura i diversi generi musicali. Il 9 agosto a Porto Rotondo, Serena Brancale proporrà al pubblico di Time in Jazz il suo progetto “Soula”, una versione “one girl band” del suo terzo e più recente album, “Je so accussì”, pubblicato giusto un anno fa a marzo. Un concerto in cui, accompagnandosi con pianoforte, loop station e batteria elettronica, mescola ironia e musica, parole e immagini, emozioni e vita da artista legando il pop al jazz e il R’n’b’ al soul.

  • Mercoledì 9

Mercoledì 9 ritorna un appuntamento immancabile di Time in Jazz: la traversata marittima in musica a bordo della motonave della Corsica Ferries – Sardinia Ferries in viaggio dal porto di Livorno (partenza alle 10.15) a quello sardo di Golfo Aranci; un appuntamento che si rinnova per il diciottesimo anno consecutivo grazie alla collaborazione della compagnia delle navi gialle. Imbarcati stavolta i nove componenti della Rusty Brass Band, formazione a base di ottoni che predilige ritmi funk e rock, ma senza disdegnare sonorità balcaniche ed esotiche, e accenni alla tradizione classica, con l’ardito obbiettivo di fondere tra loro le più disparate culture “brass bandistiche” del mondo. Il pubblico del festival potrà averne un saggio nelle parate musicali che la Rusty Brass proporrà le sere successiveper le vie e le piazze di Berchidda.

Ma a tenere banco mercoledì 9 sarà un altro evento imperdibile del festival, capace di richiamare a ogni edizione un pubblico foltissimo, registrando anche quest’anno il tutto esaurito subito dopo l’apertura della prevendita dei biglietti: il concerto in omaggio a Fabrizio De André proprio in quella che fu la sua residenza in Sardegna, a L’Agnata, nelle campagne intorno a Tempio Pausania. Un posto di grande bellezza, immerso nella natura, dove a rendere tributo al grande cantautore, è ancora una voce femminile: dopo Tosca, protagonista l’anno scorso, è la volta di Malika Ayane, cantante eclettica che vanta allori a Sanremo, dischi d’oro e di platino in bacheca, collaborazioni con illustri artisti, autori e produttori nazionali e internazionali, capace di riempire club e teatri con concerti sempre coinvolgenti e mai scontati. “Canzoni che mi hanno rovinato la vita” il titolo che ha scelto per il concerto, a rimarcare l’importanza e l’influenza di De André sul suo cammino artistico, come sottolinea nel sue note di presentazione: «(…) da quando ho ascoltato “Anime salve”, niente è più stato lo stesso perché le mie emozioni hanno trovato una lingua in cui essere espresse (…) Ho riso, pianto, riflettuto grazie ai brani che canterò per voi e sarà la prima volta che mi ci confronto. In punta di piedi, con amore, rispetto e gli occhi lucidi». Ad accompagnare Malika Ayane, mercoledì a L’Agnata, ci saranno Andrea Andreoli al trombone, Stefano Brandoni alla chitarra, Raffaele Trapasso al basso e Phil Mer alla batteria. Il concerto, con inizio alle 18, è realizzato in collaborazione con la Fondazione Fabrizio De André e Bibanca.

  • Giovedì 10

La terza giornata del festival, giovedì 10, si apre alle 11 a Viddalba, nei pressi della chiesetta campestre di San Leonardo, con Giovanni Iacovella, batterista (classe 1996) legato ai mondi dell’improvvisazione e della musica elettronica nel loro senso più ampio. Batteria, oggetti sonori e live electronics, gesti, fisici e musicali si intrecciano nella sua performance creando un insieme di tessiture sonore che abbracciano noise iper-cinetico e intricate poliritmie.

I resti del Palazzo di Baldu, nel territorio di Luogosanto, faranno da cornice, alle 18, al concerto di Francesco Cavestri. Classe 2003, il pianista propone un progetto che affianca al repertorio jazz quello dell’hip-hop, muovendosi su diverse atmosfere musicali: dai brani originali del suo album “Early 17” (uscito l’anno scorso a marzo), ad altri appartenenti alla scena hip-hop, new-soul e jazz degli ultimi anni, fino a reinterpretazioni e tributi a giganti come Robert Glasper o John Coltrane, in una continua ricerca dell’innovazione e di un sound all’avanguardia. Con Francesco Cavestri (pianoforte, Nord Stage 3, Vocoder, sequenze) due musicisti tra i più promettenti della scena musicale hip-hop ed elettronica: il bassista Riccardo Oliva e il batterista Joe Allotta.

In serata, alle 21.30, la carovana del festival fa tappa ad Arzachena: di scena, nel complesso roccioso di Li Conchi, gli Unkle Kook, una band per lo più strumentale che spazia tra surf music, rock psichedelico, rock & roll, punk e calypso. Il gruppo nasce a Bologna nel 2019 da cinque musicisti provenienti da generi diversi ma con l’interesse comune per la surf music: Andrea Faidutti (chitarra/voce), Giuseppe Calcagno (chitarra/voce), Tommaso Quinci (sax tenore), Fabio Arcifa (basso/voce) e Manuel Franco (batteria/percussioni). Se la surf music è stata un punto di partenza, sicuramente non ne ha determinato un limite, lasciando spazio ad una composizione spesso sorprendente rispetto ai canoni di stile. Il suono resta molto elettrico, chitarre riverberate e un sax che si dà da fare a perdifiato. Una musica travolgente, energica, a cui è difficile resistere senza ballare, ma che si può anche gustare comodamente seduti – se non sdraiati, magari sotto un cielo stellato – lasciando correre l’immaginazione.

  • Venerdì 11

Da Bologna arrivano anche i GuerzonCellos, il duo composto da Enrico e Tiziano Guerzoni, rispettivamente padre e figlio, che aprirà la quarta giornata del festival, venerdì 11, all’ombra della Pineta di Sant’Anna, a Budoni. I due suonano il violoncello in modo eclettico e originale, con grande energia e virtuosismo: impegnati in interpretazioni furiose di classici barocchi e arrangiamenti creativi di brani jazz e rock, trasformano i loro concerti in performance altamente sofisticate. L’apice delle loro capacità tecniche e creative si trova nelle loro stesse composizioni quando Guerzoni padre e figlio mescolano influenze musicali dal diciottesimo secolo, elementi psichedelici, jazz, improvvisazioni e folk tradizionali.

La costa fa da scenario anche al concerto del pomeriggio: protagonista alle 18, a Porto TavernaCarolina Bubbico.Classe 1990, la cantante, pianista, arrangiatrice e direttrice d’orchestra salentina, presenta dal vivo il suo terzo album di inediti, “Il dono dell’ubiquità”, con una formazione speciale, tutta al femminile: sul palco con l’artista salentina, voce leader e tastiera, due giovani e interessanti musiciste, anche loro pugliesi, Chiara Corallo e Aurora De Gregorio, entrambe alle prese con voce, drum pad e percussioni. Il live si distingue per la varietà di stili, a testimonianza della propensione di Carolina Bubbico a trovare sempre nuovi punti di incontro tra diversi linguaggi musicali esplorando in libertà universi sonori, creando chiaroscuri tra l’acustico e l’elettronico, tra ballabili groove, canzoni intime e sonorità world.

In serata, alle 21.30, si accendono per la prima volta i riflettori di piazza del Popolo a Berchidda. Ad aprire la serie di concerti in programma sul palco centrale del festival sarà “popOFF!”un omaggio alle musiche dedicate ai bambini e all’infanzia, canzoni scelte dallo sconfinato repertorio dello Zecchino d’Oro e rielaborate in chiave jazz: autentici hit del genere, come “Carissimo Pinocchio”, “Quarantaquattro gatti”, “Il caffè della Peppina”, “Volevo un gatto nero”. “popOFF!” è il progetto (consegnato anche alle tracce dell’omonimo album) che Paolo Fresu ha voluto dedicare alla sua città d’adozione, Bologna, culla dello storico festival della musica per bambini, trovando nella cantante Cristina Zavalloni la complice perfetta, lei che, confessa, da piccola voleva proprio cantare allo Zecchino d’Oro. Ben coadiuvati da jazzisti come il sassofonista Cristiano Arcelli, il pianista Dino Rubino, il contrabbassista Salvatore Maltana e gli archi del quartetto Alborada, i due hanno dato forma a un progetto accattivante da ogni punto di vista, capace di richiamare momenti importanti della storia del jazz come, ad esempio, i tanti omaggi al mondo disneyano dove grandi protagonisti della musica afroamericana hanno interpretato brani poi divenuti storici nella filmografia per l’infanzia.

  • Sabato 12

Il pubblico del festival ritroverà in azione il quartetto Alborada l’indomani mattina alle 11, protagonista del concerto che apre la giornata di sabato 12 nella Chiesa della Santa Trinità aBortigiadasNato nel 1996, l’ensemble d’archi ha un repertorio che privilegia la musica contemporanea, con particolare attenzione per gli autori minimalisti e le composizioni originali scritte e arrangiate appositamente per il quartetto o dai suoi stessi musicisti: Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nicola Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello. L’attività dell’Alborada si è sviluppata subito in due direzioni distinte ma tra loro correlate: da un lato la ricerca e lo studio in funzione del continuo arricchimento del repertorio, partendo dagli studi classici di ognuno dei suoi membri; dall’altro le collaborazioni a progetti e musicisti attivi nel panorama della musica jazz, contemporanea e world music: David Linx, Diederik Wissels Paolo Fresu, Uri Caine, Sheila Jordan, Billy Drummond, Dafher Youssef, Roberto Cipelli, Attilio Zanchi, Ettore Fioravanti, Marco Bardoscia, Dino Rubino,Tino Tracanna, Rita Marcotulli, Maria Pia De Vito, Cristina Zavalloni, Cristiano Arcelli, Daniele di Bonaventura, Omar Sosa, Paola Turci. Fra i contributi e gli ospiti speciali di “Éthos”, il loro album del 2010, compare anche Dj Cris, che il quartetto Alborada ritroverà in questo concerto e che sarà anche impegnato tutte le notti con i suoi dj set a Berchidda nello spazio dopoconcerto.

Tappa a Buddusò, nel pomeriggio, alle 18, nella Chiesadi San Quirico, per una produzione originale di Time in Jazz: protagonista Nicola Stilo, flautista dalla carriera quasi cinquantennale, cominciata nel 1974 con il gruppo di Musica folklorica di Dodi Moscati. Da allora, il cammino di Stilo si è snodato attraverso tante esperienze alla guida di formazioni e progetti propri (il suo primo album da leader, “Errata Corrige”, è del 1995) e collaborazioni con jazzisti del calibro di Chet Baker, Franco D’Andrea, Furio Di Castri, Enrico Pieranunzi, Larry Nocella, Massimo Urbani, Enrico Rava, Maurizio Giammarco, Rita Marcotulli, tra gli altri, ma anche con musicisti di altri ambiti, come Toninho Horta, Mimmo Locasciulli, Tullio De Piscopo, Gianni Morandi, Nicola Conte, Mario Biondi, Sergio Cammariere e altri. Intensa e variegata la sua attività da solista come leader e/o come ospite nei più diversi contesti. Nicola Stilo si presenta per la prima volta a Time in Jazz, e lo farà assieme a due ottimi musicisti con i quali ha già collaborato: Dino Rubinoal piano e Marco Bardosciaal contrabbasso. Un progetto originale nato da un’idea di Paolo Fresu, un’occasione di incontro e confronto tra le differenti esperienze e sensibilità dei tre musicisti che proporranno un repertorio tra standard e composizioni originali.

Vuole essere un omaggio a Lucio Dalla, al quale il festival deve titolo e ispirazione di questa edizione, il concerto in solo che apre alle 21.30 la serata in piazza del Popolo a Berchidda: sul palco Sade Mangiaracina, talento in ascesa negli ultimi anni sulla scena jazzistica nazionale. Forte di una preparazione classica, coronata da allori in concorsi nazionali e internazionali, e poi di studi jazz con Massimo Moriconi e Danilo Rea, la pianista siciliana (è nata a Castelvetrano nel 1986) ha preso parte a molti progetti musicali, incidendo diversi dischi anche a suo nome. Dal 2013 inizia a collaborare anche in ambito pop con Simona Molinari, Amara e Dionne Warwick, mentre continua a lavorare con jazzisti come Greg Osby, Fabrizio Bosso, Giovanni Tommaso, Massimo Moriconi, Luca Aquino e Francesco Bearzatti, tra gli altri. Importanti sono poi le collaborazioni con la Med Free Orkestra, con la cantante algherese Franca Masu e con A’lmara l’orchestra delle donne arabe e del Mediterraneo provenienti da Egitto, Tunisia, Turchia, Siria, Kenya, Italia, Giordania. Spicca, nella sua discografia personale, “Madiba”, album del 2021 dedicato a Nelson Mandela che ha raccolto grande consenso dalla critica.

Riflettori puntati nel secondo set della serata sul quartetto intestato a uno tra i maggiori protagonisti della feconda scena musicale scandinava: Eivind Aarset, un chitarrista capace di assorbire e rispecchiare nel suo universo sonoro generi e stili differenti ma conservando sempre una sua cifra distintiva, e di spaziare da atmosfere di tranquilla intimità ad altre di bruciante intensità. Lo testimonia anche il suo nutrito e variegato elenco di collaborazioni accanto a musicisti di ambiti diversi, come Jon Hassell, David Sylvian, Jan Bang, Bill Laswell, Jan Garbarek, Arve Henriksen, Paolo Fresu, Marilyn Mazur, J.Peter Schwalm, Mike Manieri, Marc Ducret, Michel Benita, Martux_M, Stefano Battaglia, Michele Rabbia, Talvin Singh, Dhafer Youssef, Andy Sheppard e, soprattutto, Nils Petter Molvaer. Il debutto discografico di Eivind Aarset come bandleader, “Electronique Noire“, del 1998, è stato definito dal New York Times “uno dei migliori album di jazz elettrico post-Miles”. Pubblicato a settembre 2021, “Phantasmagoria, or A Different Kind of Journey” è invece il suo disco più recente; con lui alla chitarra e all’elettronica, i membri del suo quartetto, ovvero Audun Erlien al basso e i batteristi/percussionisti Wetle Holte e Erland Dahlen: gli stessi musicisti coi quali Eivind Aarset salirà sul palco di piazza del Popolo sabato 12.

  • Domenica 13

Una miscela vibrante di stili e sonorità in cui si fondono rock, country, blues, tex-mex, surf, improvvisazioni jazz e atmosfere da western alla Morricone. È la formula che fa dei Guano Padano – in concerto domenica mattina alle 11, davanti alla Chiesa di Nostra Signora di Coros aTula – una delle proposte più originali della scena musicale italiana degli ultimi tre lustri. Il trio di Alessandro “Asso” Stefana (chitarra), Danilo Gallo (basso) e Zeno De Rossi (batteria) si forma nel 2007 e due anni dopo battezza il suo primo album che vede le collaborazioni di Gary Lucas, Chris Speed, Bobby Solo e Alessandro Alessandroni. Pubblicato nel 2012, anche il secondo disco, “2, si avvale di partecipazioni di prestigio come quelle di Mike Patton, Marc Ribot e Paul Niehaus. Ispirato all’omonima antologia di scrittori statunitensi curata da Elio Vittorini, nel 2014 esce Americana, mentre è del 2017 la partecipazione dei Guano Padano all’album di Sam Amidon “The Following Mountain“. Del 2021 è invece la testimonianza discografica più recente, l’EP “Back and forth“, impreziosito nel brano di apertura dal contributo di Bill Frisell.

Un’altra chiesa, quella di Madonna di Castro, nella campagna di Oschiri, farà da quinta scenica al concerto del pomeriggio: protagonista, alle 18, il trio Melodrum, formazione nata nove anni fa a Torino su iniziativa del batterista Francesco Brancato insieme al pianista Salvatore Spano. L’idea di base è quella di costituire un repertorio di jazz contemporaneo che prenda spunto dal patrimonio culturale della musica europea, identificando nella tradizione del melodramma la sua summa identitaria artistica ed espressiva. A partire dal 2015 entra in pianta stabile il contrabbassista Salvatore Maltana e, grazie anche alla partecipazione di alcuni tra i più significativi musicisti del panorama musicale europeo, il progetto si sviluppa nella sua forma attuale, collocandosi in vari ambiti artistici – jazz, classica, teatro e arti performative in genere – e coniugando sempre tradizione e sperimentazione. Il trio ha all’attivo un lavoro diviso in tre parti sull’incontro della musica classica e il jazz: “Perspectives”, sulle arie d’opera (2015), “Tony’s Dream”, la musica di Antonio Vivaldi (2018), e “The Man, The Earth and The Sky”, la sacralità nella musica (2023).

Il fisarmonicista francese Vincent Peirani, al centro del set di apertura della serata in piazza del Popolo a Berchidda (ore 21.30), rappresenta una nuova generazione di musicisti jazz che rifiuta confini e limiti e, piuttosto che seguire i sentieri battuti, sceglie di esplorare nuovi campi, nuove strade nella musica. Dopo il pioniere Richard Galliano, punta a continuare ad ampliare le possibilità del suo strumento. Vincitore nel 2003 del primo premio al Concorso Nazionale Francese “Jazz à la Défense” con il sassofonista Vincent Lê Quang, Vincent Peirani ha collaborato con musicisti come Richard Bona, Wynton Marsalis, Renaud Garcia-Fons, David Krakauer, Daniel Humair, Youn Sun Nah, Michel Portal, Thomas de Pourquery, Louis Sclavis, Henri Texier, tra gli altri. Da solo o in piccoli ensemble, la sua visione musicale disinibita e cosmopolita, il suo grande senso del crossover e del colore, lo hanno portato a ideare alcuni dei progetti più fantasiosi del momento. Il fisarmonicista francese si presenta a Time in Jazz in trio con il chitarrista Federico Casagrande e Ziv Ravitz alla batteria e alle tastiere, gli stessi musicisti che lo affiancano nel suo ultimo disco, “Jokers”, che dà il titolo al concerto: un viaggio caleidoscopico tra revival iconoclasti, la potente energia del rock (con arrangiamenti di brani di Marilyn Manson e Nine Inch Nails), ritornelli all’italiana (Nino Rota).

Il secondo tempo della serata di domenica vede il ritorno a Time in Jazz di Dhafer Youssef, cantante e suonatore di oud (il liuto tipico della musica araba) che è riuscito a liberare lo strumento dal suo ruolo tradizionale e portarlo nel jazz. Nato nel 1967 a Teboulba, un villaggio di pescatori nella Tunisia centrale, e cresciuto a contatto con la musica e i canti tradizionali islamici, ha cominciato a scoprire le potenzialità della sua voce fin da piccolo. Incontra il jazz a Vienna, dove si trasferisce a diciotto anni e intraprende un percorso che lo porterà a elaborare una propria cifra stilistica. Già nei primi album, “Musafir” (del 1996) e “Malak” (1999), si apprezza la sua straordinaria capacità di sganciare l’oud dal suo ruolo più tradizionale per connetterlo ad altri generi musicali contemporanei e di coniugare in modo originale musica araba e jazz; una miscela che si arricchisce di altri suoni e colori con l’introduzione dell’elettronica negli album successivi, “Electric Sufi” (2001), “Digital Prophecy” (2003) e “Divine Shadows” (2006). “Abu Nawas Rhapsody” (2010) e “Birds Requiem” (2013) segnano un ritorno ad atmosfere più acustiche e jazz nel cammino artistico di Dhafer Youssef: un percorso accompagnato e spesso condiviso con artisti di vari ambiti e provenienze musicali, come Markus Stockhausen, Paolo Fresu, Nguyen Lê, Nils Petter Molvaer, Bugge Wesseltoft, Eivind Aarset, Zakir Hussain, Tigran Hamasyan, Ballake Sissoko, tra gli altri, ma anche di due “leggende” del jazz come Herbie Hancock e Wayne Shorter. Dopo “Diwan of beauty and odd” (2016) e “Sounds of Mirrors” (2018) è di quest’anno la sua ultima fatica discografica, “Street of Minarets” che dà il titolo al concerto: con lui sul palco di piazza del Popolo, Mario Rom (tromba), Daniel Garcia (piano e tastiere), Souaeli Mbappe (basso elettrico), Shayan Fathi (batteria) e Adriano Do Santos (percussioni).

  • Lunedì 14

Tra i protagonisti dei concerti “in decentramento”, spicca la presenza di Roberto Ottaviano, nome storico del jazz nazionale, come certifica anche il recente riconoscimento di musicista italiano dell’anno 2022 al prestigioso Top Jazz, il referendum indetto dal mensile Musica Jazz tra i migliori esperti del settore. Classe 1957, sulla scena musicale da oltre quarant’anni, il sassofonista barese ha suonato e inciso con molti tra i più importanti musicisti europei e americani a cavallo tra diverse generazioni, da Mal Waldron a Giorgio Gaslini, da Pierre Favre a Kenny Wheeler, da Albert Mangelsdorff a Keith Tippett, tra gli altri. Tra le formazioni che Roberto Ottaviano dirige attualmente ci sono il quartetto di fiati Astrolabio (con Gianluigi Trovesi, Glenn Ferris e Michel Godard), il quartetto Sideralis (con Alexander Hawkins, Michael Formanek e Gerry Hemingway) e il quintetto Eternal Love, col quale ha vinto il premio Pino Candini di Musica Jazz come miglior disco del 2020. Il pubblico del festival potrà applaudirlo – il 14 agosto alle 11 nei pressi della chiesa di San Giovanni, aMores – in duo con Rob Luft, giovane e pluripremiato chitarrista inglese che per il suo virtuosismo è stato paragonato a grandi nomi della sei corde come John McLaughlin, Al Di Meola e Paco De Lucia.

Nel pomeriggio (ore 18) il festival fa scalo al borgo di Banari per il concerto di Gianni Cazzolanome storico del jazz italiano con i suoi sessantacinque anni di carriera musicale. Classe 1938, il batterista bolognese vanta innumerevoli e varie collaborazioni con artisti provenienti da tutto il mondo: Billie Holiday, Chet Baker, Lee Konitz, Franco Cerri, Lou Bennet, Luca Flores, Franco D’Andrea e molti altri. Definito “l’Art Blakey italiano” dal critico musicale Arrigo Polillo, nella formazione in scena a Time in Jazz Gianni Cazzola riunisce intorno ai suoi piatti e tamburi quattro giovani musicisti in un gruppo pieno di swing. Il quintetto, composto da Tommaso Profeta al sassofono, Attilio Costantino alla chitarra, Andrea Candeloro al pianoforte e Carlo Bavetta al contrabbasso, si cimenta nell’interpretazione di vari standard americani, per poi muoversi verso sonorità più pertinenti al periodo hard bop e proporre alcuni brani originali firmati da tutti i componenti, creando un percorso musicale all’insegna dello swing nella sua forma più genuina. Una delle tante dimostrazioni che il jazz non si pone limiti di tempo e di età, promuovendo da sempre un continuo scambio tra generazioni, che ne costituisce la vera linfa vitale.

Il primo set della serata in piazza del Popolo (come sempre alle 21.30) vede il gradito ritorno a Berchidda dei Farafina, dopo le precedenti apparizioni nel 1996 e nel 2002. Da allora a oggi diverse cose sono intanto cambiate nel gruppo originario del Burkina-Faso, a cominciare dai suoi componenti – alcuni sono morti, altri hanno lasciato, avvicendati da nuovi e più giovani musicisti – ma la filosofia musicale di base rimane invariata: djembetamachékere, sonagli e uno o due balafon danno vita a un gioco pirotecnico di ritmi e percussioni capace di coinvolgere il pubblico, mentre i canti intrecciano storie e melodie che traggono ispirazione dal ricco repertorio Mandinka. Fondati nel 1978 dal maestro di balafon Mahama Konaté, i Farafina hanno conquistato una notorietà mondiale negli anni Ottanta e Novanta grazie alla loro capacità di espandere e aprire all’esterno la loro musica; un’apertura mentale che li ha portati a sperimentare nuove forme suonando e registrando con musicisti come Jon Hassell, i Rolling Stones, Ryuichi Sakamato, Billy Cobham, oltre a esibirsi su palchi prestigiosi come il Montreux Jazz Festival e al famoso mega concerto per il settantesimo compleanno di Nelson Mandela, l’11 giugno 1988 allo stadio di Wembley. Il gruppo divenne un’icona di un genere musicale allora nuovo, la “world music”, e tale è rimasto anche quando il suo fondatore l’ha lasciato per dedicarsi alla sua attività di insegnante di musica. Perché Farafina è anche sinonimo di una scuola di musica e danza a Bobo-Dioulasso (la seconda città del Burkina-Faso per numero di abitanti) che costituisce un solido bacino di musicisti per un ensemble che si riforma e rigenera continuamente. Abdoul Kader Khaled Bambara, Fatoumata Dembele Roskamp, Mabourou Diarra, Ibrahim Diarra, Adama Koeta, Dedou Sanogo, Souleymane Sanou, Bakari Traore sono i componenti del gruppo attesi sul palco di Time in Jazz lunedì 14.

Riflettori puntati, nella seconda parte della serata, sui Savana Funk,formazione che incarna l’essenza della live band con jam incendiarie, groove irresistibili e un’invidiabile presenza scenica. I suoi membri, Aldo Betto (chitarra), Blake Franchetto (basso) e Youssef Ait Bouazza (batteria), si sono incontrati a Bologna nella primavera del 2015, e spinti da un’immediata sintonia umana e musicale hanno dato forma al progetto, iniziando subito a scrivere musica, sperimentare idee e metterle in pratica attraverso molti live. Autoprodotto, il primo album, “Musica Analoga”, esce nel 2016, a febbraio 2017 il secondo, “Savana Funk”, il terzo a settembre 2018, “Bring in the New”, che raccoglie ottimi riscontri di pubblico e critica. Crescono e si moltiplicano gli impegni live per questa band che trova sul palco la sua dimensione congeniale per apprezzare lo spirito del gruppo e la sua formula: una commistione di musica africana, funk, blues, rock psichedelico, influenze jazzistiche e melodie forti. A giugno 2021 esce l’album “Tindouf” che apre la strada a una lunghissima tournée di oltre cento date in giro per il mondo, mentre è dello scorso ottobre l’ultima uscita discografica, “Ghibli”. A Berchidda i Savana Funk si presenteranno in compagnia di Willie Peyote, considerato una delle figure più interessanti della scena indie nazionale: un incontro, quello della band bolognese con il rapper e cantautore torinese, fra due mondi apparentemente lontani, che proporrà il meglio dei rispettivi repertori ma anche pezzi inediti scritti per questo progetto che approda sul palco di Time in Jazz dopo una recentissima serie di date in club.

  • Martedì 15

Come da tradizione, anche quest’anno Time in Jazz per Ferragosto pianta le tende nella campagna poco fuori Berchidda. La mattina trascorrerà con una serie di appuntamenti sotto gli alberi intorno alla chiesetta di Santa Caterina. Il primo, alle 10, è ormai un classico del festival e di Time to Children, la sua sezione dedicata ai bambini: “Gufo Rosmarino nel mondo di Amarilla”, una nuova storia della serie di racconti scritti e interpretati dall’attore e regista Giancarlo Biffi, con i contributi musicali di Paolo Fresu, della violinista Sonia Peana e della cantante Catia Gori.

A seguire, una tavola rotonda dal titolo esplicito, “L’organetto in Sardegna: generazioni a confronto”, che vedrà dialogare con il musicologo Fabio Calzia tre interpreti dello strumento a mantice così presente nella musica tradizionale isolana: Totore ChessaPierpaolo Vaccae il più giovane della compagnia, Giacomo Vardeu.

Pierpaolo Vaccasarà anche protagonista del momento musicale in programma intorno alle 11.30. Nato a Ovodda, in provincia di Nuoro, allievo del maestro Peppino Deiana, ha debuttato giovanissimo nelle piazze dell’isola, in rassegne, sagre e processioni, è entrato a far parte del gruppo folkloristico Oleri, ha fondato (nel 2011) i Folkaos, un gruppo combat folk, e porta avanti, insieme al chitarrista e cantante Giuseppe Muggianu, uno spettacolo dedicato ai cantautori italiani. Dal 2018 presenta uno spettacolo in solo, in cui la musica tradizionale sarda viene approcciata con uno stile personale caratterizzato dall’uso di effettistica elettronica. Nell’ottobre 2021 Paolo Fresu l’ha coinvolto nel lavoro teatrale “Tango Macondo”, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano con la regia di Giorgio Gallione, da cui è nato l’omonimo album assieme al trombettista di Berchidda e a Daniele di Bonaventura.

Un breve trasferimento porta il festival nella vicina chiesetta di San Michele per il tradizionale pranzo a base dei piatti tipici di Berchidda seguito nel pomeriggio da un’altra serie di appuntamenti. Il primo, alle 17, è la presentazione di“377 Project” diSebastiano Dessanayillibro scaturito dal progetto artistico realizzato tra 2018 e il 2019 dal musicista sardo, che l’ha visto visitare tutti i comuni dell’isola, uno al giorno, viaggiando con il suo fido ukulele esclusivamente in bicicletta. Altro momento immancabile del Ferragosto di Time in Jazz, la gara poetica in limba sul tema del festival: condotta da Pier Sandro Pillonca, avrà per protagonisti Bruno Agus e DionigiBitti con l’accompagnamento musicale dei TenoresdiUlaTirso.

Di ritorno in paese, l’ultima serata del festival a Berchidda avrà un prologo – alle 19 in Piazzetta Riu Zocculu – affidato a un’autentica istituzione storica del posto: la Banda Musicale Bernardo De Muro, nata nel 1913 per volontà del parroco don Pietro Casu, e “palestra” di formazione musicale per tanti giovani talenti, compreso Paolo Fresu che ha mosso tra le sue file i primi passi del suo percorso artistico.

Poi, alle 21.30, si accenderanno per l’ultima volta in questa edizione i riflettori sul palco allestito in piazza del Popolo. Il concerto che terrà banco in quella che per tradizione è la serata più festosa del festival, è una produzione originale per Time in Jazz, che nasce dall’unione dei Colle der Fomento, formazione storica della scena hip hop nazionale, con Dj Craime il quartetto romanoLa Batteria. Una produzione in cui l’hip hop reinventa le sue radici fondendo rap e turntablism (l’arte di manipolare i suoni e creare nuova musica, effetti sonori e ritmi utilizzando due o più giradischi e un mixer DJ) con un sound che pesca a piene mani dalle colonne sonore e dalle sonorizzazioni italiane degli anni Sessanta e Settanta; il progetto vede le rime dei due rapper del Colle der Fomento, ovvero Danno (Simone Eleuteri) e Masito (Massimiliano Piluzzi), e Dj Baro (Alessandro Tamburrini), incontrarsi su un terreno inedito, architettato dai quattro musicisti de La Batteria (Emanuele Bultrini alle chitarre, Stefano Vicarelli al piano e ai sintetizzatori, Paolo Pecorelli al basso e David Nerattini alla batteria), insieme al fiorentino Dj Craim (Lorenzo Fortino), classe 1987, ex enfant prodige del giradischi, vincitore di innumerevoli DJ Battles, e specializzato nella fusione di mondi musicali apparentemente distanti, come reggae e scratch music, rap e punk/hardcore. Un incontro musicale che vuole uscire dagli schemi, facendo largo a nuove tendenze musicali, in cui l’attitudine all’improvvisazione e alla sperimentazione, tipica del jazz, si ritrova e si rinnova costantemente, con lo sguardo sempre rivolto al futuro, come suggerisce il titolo di questa edizione di Time in Jazz.

A precedere il concerto, alle 21.15, la consegna del premio Biorepack in Jazz, organizzato insieme all’omonimo consorzio per il riciclo degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile che viene assegnato all’artista più visionaria o visionario presente al festival. Per questa seconda edizione, la scelta è ricaduta sul giovanissimo organettista Giacomo Vardeu, che riceverà l’onorificenza dalle mani di Paolo Fresu e del presidente di Biorepack Marco Versari.

  • Mercoledì 16 agosto

Gli ultimi impegni a Berchidda, la mattina di mercoledì 16, sono anche quest’anno alMuseo del Vino, dove è in programma alle 11.30 la presentazione e degustazione della nuova linea Luce delle Cantine Giogantinu. A seguire, la presentazione di “Time in Jazz Diary 2022”, il progetto editoriale che ripercorre la passata edizione del festival attraverso l’obiettivo del fotografo Fabio Lovino.

Poi, nel tardo pomeriggio, trasferimento sulla costa, in quello che è ormai da diverse edizioni il “teatro” dell’ultimo atto del festival: la Peschiera di San Teodoro. Protagonisti Paolo FresuDaniele di Bonaventuraal bandoneon e Pierpaolo Vaccaall’organetto con le musiche di “Tango Macondo”, lo spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Giorgio Gallione. Fresu e di Bonaventura (già protagonisti insieme alle voci corse del coro A Filetta del riuscito progetto “Mistico Mediterraneo” e dell’omonimo disco pubblicato dall’etichetta ECM), allargano dunque la dimensione più ristretta del loro riuscito connubio artistico all’organetto creativo di Vacca, che in “Tango Macondo” comunica il profondo ed estraniante senso onirico che contraddistingue appunto il lavoro teatrale. Un concerto-sogno di grande effetto che vive di poesia, intimismo e di quelle piccole cose capaci di raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo.

  • FestivalBar

Dopo i positivi riscontri degli anni scorsi, ritorna il FestivalBar curato da Luca Devito, la vetrina di formazioni e solisti ospitata dai bar berchiddesi, trasformati per l’occasione in piccoli club di musica all’aperto. Ad aprire la serie, questo martedì al bar K2 (21.30), sarà Riccardo Moretti con la sua performance sperimentale TribalNeed: una fusione di sintetizzatori analogici, didgeridoo, percussioni, hang drum, giocattoli per bambini, beat-boxing e loop station. Lo stesso progetto sarà di scena anche le due sere successive, al Muretto Cafè (mercoledì) e al Jolly Cafè (giovedì).

Sonorità oniriche, minimaliste, ma dagli echi e richiami mediterranei, caratterizzano le esplorazioni del trombone solo di Federico Fenu, musicista isolano con profonde radici nella sua terra, di scena venerdì al Cafè Rosè e sabato al Jazz Pub (alle 20). Sperimentazione e improvvisazione sono la cifra anche del polistrumentista e percussionista Gabriele Pollina, che fonde le melodie ipnotiche dell’Handpan, particolare strumento a percussione a doppia campana di acciaio, con beat elettronici suonati dal vivo: domenica 13 al Museo del Vino e lunedì 14 al Bar Centrale (con inizio alle 20 in entrambe le occasioni). Chiude la serie di ospiti del FestivalBar, e ultimissimo atto del trentaseiesimo Time in Jazz, il duo Sprigucomposto da Andrea Sanna e Marco Coa: due Fender Rhodes a confronto, speculari, in un viaggio che oscilla tra la psichedelia e l’elettronica d’avanguardia; il 16 agosto al Bar della Piazza (ore 22).

  • Time After Time

Forte del successo delle scorse edizioni, si rinnova per il quarto anno consecutivo l’appuntamento con Time After Time, lo spazio dopoconcerto nella piazzetta adiacente il palco centrale in Piazza del Popolo, curato dal batterista berchiddese Nanni Gaias: da venerdì a lunedì 14, il suo trio con Giuseppe Spanu alla chitarra e Pier Piras al basso, farà da resident band tutte le sere, da mezzanotte in poi, con un artista di volta in volta diverso, in una serie di progetti ospitati dal centro di produzione Insulae Lab (il centro di produzione della musica jazz e della creatività artistica delle isole del mediterraneo, ideato, firmato e fortemente voluto dall’Associazione Time in Jazz, con la direzione artistica di Paolo Fresu).

Si comincia venerdì col pioniere e innovatore del beatbox Alien Dee; la sera dopo (sabato 12) è di scena il rapper sassarese Don Malo con i suoi testi in sardo logudorese che trattano tematiche sociali e di rivolta. Sonorità blues, funk e afrobeat vedono il ritorno (domenica 13) del cantante e chitarrista emiliano Stefano Barigazzi, già a Berchidda nel 2020; infine (lunedì 14) ritmi funk e rock, influenze balcaniche ed esotiche caratterizzano la fusione con gli ottoni della Rusty Brass Band, già protagonista delle parate per le vie di Berchidda, tutte le sere prima dei concerti in piazza del Popolo.

  • Time to Read

Anche quest’anno il festival propone un ventaglio di varie iniziative accanto alla ricchissima proposta di concerti. Un capitolo di rilievo è quello dedicato ai libri e alla lettura: Time to Read (questo il titolo) si propone come una vera e propria rassegna letteraria all’interno del festival, con presentazioni editoriali, incontri e dialoghi con gli autori, momenti di approfondimento e riflessione. Particolarmente ragguardevole, in questa edizione, il parterre degli ospiti che si avvicenderanno di giorno in giorno nella cornice verde di “Sa colte ‘e su ‘oltiju”, il giardino adiacente a Sa Casara, l’ex caseificio che da anni è la sede dell’associazione Time in Jazz a Berchidda.

Il primo appuntamento è con Malika Ayane, che mercoledì mattina (ore 11), prima di raggiungere nel pomeriggio L’Agnata per il suo concerto in omaggio a Fabrizio De André, presenterà – a colloquio con Alessandra Ghiani – il suo primo lavoro letterario, Ansia da felicità, pubblicato lo scorso maggio da Rizzoli: una raccolta di racconti i cui protagonisti vivono in un costante stato di “ansia da felicità”, appunto, in una realtà sfumata e mutevole. Malika Ayane esplora gli stati d’animo e le dinamiche che guidano le loro giornate, la complessità delle relazioni umane e la ricerca della felicità dei personaggi da lei creati.

Venerdì 11 (alle 19) sarà quindi la volta di Vanni Lai con il suo romanzo La cantadora, edito quest’anno da Minimum fax. Ambientato nella Sardegna di inizio Novecento, racconta la vita di Candida Mara, la prima donna del canto a chitarra, che sfidò una società maschilista e conservatrice con le sue scelte di vita. Figura enigmatica, manesca e attaccabrighe, adorata e detestata, che nonostante la sua affascinante personalità è stata dimenticata e cancellata dalla memoria collettiva, per ignoranza e vergogna. La trama si sviluppa attraverso la ricerca di uno scrittore fallito appassionato di western, che cerca di scoprire la verità su Candida Mara tra archivi polverosi, l’omertà degli anziani e i depistaggi di strani musicologi. Ad Antonella Brianda il compito di condurre l’incontro con Vanni Lai.

L’indomani, sabato 12 (sempre alle 19), Paolo Crepet, in dialogo con Paolo Fresu, presenta invece Prendetevi la luna, ancora fresco di stampa per i tipi della Mondadori. Lo psichiatra e sociologo affronta qui nuovamente i temi che gli sono più cari, l’educazione, la scuola, la famiglia, con uno scopo chiaro: fornire un valido strumento per orientarsi al di là delle sfumature oscure che offuscano la speranza, come un fitto velo di nubi può oscurare la luna. Ecco perché invita i giovani, ma anche coloro che non lo sono più, a prendersi la luna. Ciascuno la propria, naturalmente.

Dopo “la cantadora” raccontata da Vanni Lai, un’altra cantante controversa e affascinante sarà al centro dell’incontro di domenica 13 (ore 19), affidato alla conduzione di Simone Cavagnino, con Barbara Baraldi e il suo Il fuoco dentro. Janis Joplin. Il romanzo (Giunti Editore, 2023), protagonista una delle artiste più iconiche del rock di tutti i tempi con i suoi eterni conflitti: il desiderio di una vita normale e l’attrazione feroce del successo, la brama di amore e la solitudine al di fuori del palcoscenico, la disperazione cosmica e il tentativo di placarla nell’abbraccio dolce ma spietato dell’eroina. E poi il rapporto di Janis Joplin con altre icone come Jim Morrison, Leonard Cohen, Jimi Hendrix. E su tutto la musica, l’estrema rivalsa, la via di salvezza, la dea consolatrice a cui sacrificare l’anima.

La musica sarà al centro anche dell’appuntamento di lunedì 14 attraverso le pagine di Colle der Fomento – Solo amore (Minimum fax, 2022), che narrano la storia e il percorso artistico di Simone “Danno” Eleuteri e Massimiliano “Masito” Piluzzi, fondatori di uno dei gruppi rap più influenti e rispettati, i Colle der Fomento, appunto. Attraverso le loro parole, stimolate e raccolte da Fabio Piccolino, il libro ripercorre ed esplora le tante collaborazioni, le aperture e gli scontri artistici, e i quattro album che hanno segnato l’underground italiano, offrendo uno sguardo approfondito sulle radici del rap italiano e romano: dalle adunate in piazzale Flaminio dei primi anni Novanta, all’assalto e alla conquista degli spazi dove esibirsi, alla piena maturità di un genere che ha inciso profondamente sui linguaggi musicali nel nostro paese. A Berchidda saranno proprio Simone “Danno” Eleuteri e Massimiliano “Masito” Piluzzi a parlarne e a raccontarsi, in dialogo con Luca Devito, alla vigilia del concerto che l’indomani vedrà sul palco di Piazza del Popolo i Colle der Fomento insieme a Dj Craim e al quartetto La Batteria.

A Ferragosto, per il suo penultimo appuntamento Time to Read si trasferisce alla chiesetta campestre di San Michele, appena fuori dal paese: qui, alle 17, il musicista e compositore Sebastiano Dessanay, in conversazione con Giovanni Dessole, presenta il suo libro 377 Project (Touring Club, 2022), dove racconta l’avventuroso progetto artistico che l’ha portato ad attraversare in quattordici mesi, dal 26 ottobre del 2018 al 21 dicembre del 2019, la Sardegna, facendo tappa nei trecentosettantasette comuni dell’isola, viaggiando esclusivamente in bicicletta e con un ukulele basso, per raccontare la sua terra in suoni, parole e immagini.

Parole ma soprattutto immagini in “Time in Jazz Diary 2022”, racconto fotografico di Fabio Lovino che attraverso i suoi scatti ha catturato volti, emozioni e suggestioni della passata edizione del festival. Una prospettiva visiva di Time in Jazz per comprendere meglio la magia dell’evento e delle performance musicali. A Paolo Fresu il compito di moderare la presentazione, in programma il 16 mattina intorno a mezzogiorno al Museo del Vino.

A seguire, subito dopo, l’ultimo appuntamento di Time to Read è con Aurora sarda, il romanzo scritto cent’anni fa (e riedito quest’anno da Ilisso) di Pietro “Pedru” Casu (1878 – 1954), parroco, letterato e studioso della lingua del suo paese, Berchidda: una delle figure più significative della cultura sarda della prima metà del Novecento. La storia è ambientata nel Campidano di Oristano, dove attentati, amori contrastati e vecchi rancori si intrecciano con la realizzazione della monumentale diga di Santa Chiara, simbolo della modernizzazione, che porterà energia elettrica e irraggiamento ai campi, ma creando anche tensioni e controversie tra coloro che rischiano di perdere le proprie terre. A discutere dell’opera di Pietro Casu e condividere riflessioni sulla storia e la cultura della Sardegna descritta nel libro, il 16 al Museo del Vino, saranno Gonaria Floris, Giuseppe Soddu, Bastianina Calvia e ancora Paolo Fresu.

  • Time to Children

Imparare grazie alla bellezza, alla relazione e alla condivisione: questi i pilastri su cui si basa Time to Children, il progetto di educazione musicale dedicato alle bambine e ai bambini in seno all’ampio contesto del festival; un’iniziativa ideata da Paolo Fresu e dalla violinista e didatta Sonia Peana, con la consulenza di Catia Gori, patrocinata dall’associazione Il Jazz va a Scuola e sviluppata da Time in Jazz con il sostegno del Banco di Sardegna.

Anche quest’anno, e tanto piùin un’edizione di Time in Jazz intitolata “Futura”, con un esplicito intento di guardare alle nuove generazioni, non poteva mancare uno spazio ad hoc per i più piccoli: da giovedì10 a lunedì 14 agostonegli spazi verdi di“Sa colte ‘e s’ Oltijiu”, il giardino accanto a Sa Casara (l’ex caseificio oggi sede dell’associazione Time in Jazz), bambine e bambini, ragazze e ragazzi (ma anche adulti) saranno accompagnati, attraverso spettacoli, laboratori, flashmob e mostre, alla scoperta della musica jazz e popolare, degli strumenti musicali, della multisensorialità e della musica come condivisione.

A guidarli, educatrici e educatori musicali come l’esperta di body percussion Eliana Danzì con il suo laboratorio “La Musica che ho”, e come il musicoterapeuta e rumorista Luca Gambertoglio con la storia sonora “I Cassetti di Elena”; un altro racconto in musica è “Come una Stella”, che vede il gradito ritorno del chitarrista e scrittore Reno Brandoni; anche il teatro entra in scena a Time to Children, con gli attori Paolo Li Volsi e Irene Villa e il laboratorio–spettacolo “Ci sarà una volta…storie di domani”, e con l’immancabile appuntamento di ferragosto con l’attore Giancarlo Biffi e i suoi racconti di Gufo Rosmarino.

Il virtuoso dell’ocarina Fabio Galliani, porta in dote due laboratori inseriti nel progetto “Musica e Ambiente”, che vede Time to Children rinnovare la collaborazione con La Fondazione Raul Gardini e con Novamont, che hanno provveduto alla realizzazione delle ocarine in mater-Bi utilizzate nei laboratori. Ancora tanta musica, con la partecipazione di alcuni dei protagonisti del festival Time in Jazz, come il gruppo del Burkina Faso Farafinacon il laboratorio “Doum Doum”, il pianista Francesco Cavestri con i suoi parallelismi tra jazz e hip hop, il duo GuerzonCellos dei violoncellisti Enrico e Tiziano Guerzoni, padre e figlio; e poi ancora i percorsi de “L’Arte dei bambini” a cura di Maria Abis con i racconti dialogati e animati di Claudia Pupillo.

Ad affiancare la parte laboratoriale, anche due mostre allestite negli spazi di “Sa Casara”, visitabili per tutta la durata del festival: “Crescendo”, che espone le immagini del libro omonimo dedicato alle mamme in attesa, illustrato da Alessandro Sanna e musicato da Paolo Fresu (Gallucci editore, 2019), e “L’arte dei bambini”, nata nell’ambito di un progetto nazionale curato dall’associazione “Dis-ordine” di Ravenna e dall’Associazione Nazionale “Il Jazz va a scuola”, che coinvolge le scuole primarie e dell’infanzia di Berchidda e che le lega a doppio filo alla città di Ravenna.

Al dialogo con le nuove generazioni attraverso la musica è dedicato anche il progetto Play It Again, nato da un’idea del cantante e conduttore radiofonico Nick The Nightfly per dare nuova vita agli strumenti musicali inutilizzati, donandoli a scuole e a privati che non hanno la possibilità di acquistarli. Time in Jazz e Time to Children vogliono fare loro questo progetto invitando tutti, in occasione di questa edizione del festival, ad offrire i propri strumenti inutilizzati al fine di poterli eventualmente restaurare e consegnare alle piccole e ai piccoli musicisti con l’intento di fare nascere una piccola “Time in Jazz Orchestra”.

Tutte le attività di Time to Children sono gratuite, ma occorre prenotare via mail scrivendo a [email protected].

  • Biglietti e abbonamenti

Tutti gli appuntamenti, come di consueto, sono a ingresso gratuito, ad eccezione dei concerti in programma da venerdì 11 a martedì 15 sul palco di Piazza del Popolo a Berchidda e di quello dMalika Ayane a L’Agnata del 9 agosto,fuori abbonamento e già da subito sold out.

Il biglietto intero per ciascuna serata, in prevendita su Vivaticket, costa 25 euroridotto a 22per gli spettatori sopra i 65 anni e quelli sotto i 26, per i soci di Time in Jazz e del Touring Club. Sempre su Vivaticket si possono acquistare gli abbonamenti per l’ingresso a tutt’e cinque le serate in Piazza del Popolo: 110 euro il prezzo intero, ridotto a 100A tutti i prezzi di biglietti e abbonamenti vanno aggiunti i diritti di prevendita.

Per informazioni, la segreteria di Time in Jazz risponde al numero 320 38 74 963 e all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Aggiornamenti e altre notizie sul festival sono disponibili sui canali social FacebookInstagramTwitter e Telegram e sul sito www.timeinjazz.it.

La trentaseiesima edizione del festival Time in Jazz è organizzata dall’omonima associazione culturale con il sostegno dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna, del Ministero della Cultura, della Comunità Montana Monte Acuto e delle Amministrazioni Comunali di Berchidda e degli altri centri che aderiscono al festival, con il contributo di Fondazione di SardegnaGruppo UnipolBanco di SardegnaCorsica Ferries–Sardinia FerriesBiorepackFondazione Raul Gardini e Novamont, e con la collaborazione di Bibanca,Rau Arte Dolciaria, distilleria Lucrezio R.GeasarConsorzio Porto Rotondo e Consorzio Puntaldia. Media partner Radio Monte Carlo, radio ufficiale del festival, Spotify e Spreaker. Time in Jazz fa parte dell’Associazione I-Jazz, del progetto GreenFEST e di Jazz Takes The Green, la rete dei festival jazz ecosostenibili.

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