Buddusò

Budduso

Pittoresco ed attivo centro del Monte Acuto, nella Sardegna nord-orientale, sorge su un pianoro granitico a 690 metri sul livello del mare.
Circondato da sugherete, è famoso in tutto il mondo per la produzione e lavorazione del granito, che costituisce una delle fonti principali di reddito, insieme alla pastorizia, il sughero e il commercio della legna da ardere.

Il territorio di Buddusò presenta segni di insediamenti umani fin dalla preistoria, e al periodo romano risalgono le tracce del centro romano Caput Tyrsi presso le sorgenti del Tirso. Le notizie relative alla presenza di un villaggio identificabile con quello attuale risalgono al periodo medievale. Dal secolo XI e fino al 1272 fece parte nel Giudicato di Torres della Curatoria di Lerron occupata dalla seconda metà del XIII secolo dal giudice d’Arborea. Con la conquista dell’Isola da parte dei Catalano-Aragonesi (1420) le sue vicende rimasero legate fino al 1843 alla signoria di Oliva.
A decine si contano le domus de janas, tombe scavate nel duro granito su massi isolati(Sa Conchedda de Sa Femina) o riunite in gruppi(necropoli di Iselle e di Lu Turru).
Tracce di megalitismo si hanno con la presenza di Dolmen, costruzioni di grandi massi granitici che fungevano da sepolcri collettivi, a pianta circolare(dolmen di Monumento) e a pianta rettangolare(dolmen di Elcomis e Su Lacu).
In mezzo ai boschi o sulla sommità di rilievi granitici si ergono decine di nuraghi,come il nuraghe Ruiu così chiamato per il colore rosso dei licheni che ne ricoprono le pareti esterne.
Presenti anche diverse Tombe dei giganti, tipiche sepolture dell’età nuragica, come quelle di Errere, Isarita e Loelle.

L’origine del centro è sicuramente medioevale, ma fino agli inizi del Novecento il suo centro storico ha mantenuto il tessuto urbano di allora: disordinato e con le vie strette. Ciò che caratterizza l’architettura è Su Palattu, il palazzo a più piani, costruito con conci di granito a vista o sommariamente squadrati. Sorgono nella seconda metà dell’ottocento, quando Buddusò ebbe un’espansione del suo ciclo economico, e sono le abitazioni dei medi e grandi proprietari terrieri. Caratteristica comune sono i portali nella cui architrave si trovano scolpiti l’anno di costruzione e le iniziali del proprietario: alcuni sono sormontati da lunette abbellite con elementi decorativi in ferro battuto. Esternamente sono arricchiti da poggioli di lastroni di granito bucciardati poggianti su mensole, anch’esse in granito lavorato, e delimitati da alte ringhiere in ferro battuto.
L’abitato conserva ancora integri gran parte dei caratteristici edifici ottocenteschi in granito, di semplice ed elegante disegno, che insieme alle strutture murarie in blocchi granitici a vista caratterizzano fortemente il paesaggio urbano.

Il suo territorio confina con quello dei comuni di Alà dei Sardi, Bitti, Osidda, Pattada, Oschiri e Berchidda. Occupa una superficie di 21.000 ettari, di cui 9.000 di proprietà del Comune. Il clima è sub-umido. il grado di umidità è elevato, ma rimane sempre marcata la siccità dell’estate. Così il leccio, la sughera e la quercia trovano le condizioni climatiche più favorevoli.Dal punto di vista orografico il territorio di Buddusò è piuttosto irregolare: da pianeggiante con dolci colline a montagnoso ed accidentato, e solcato da piccole valli e canali. La parte del territorio a nord del paese, “Su Monte S’Ena”, si presenta aspra, spoglia di vegetazione e priva di soprassuolo boschivo, esclusa la zona di “Sa Conchedda”. Questa zona, ubicata tra gli 800 ed i 1.000 m. s.l.m, è un vero e proprio paradiso terrestre: immensi spazi di zone aspre e selvagge, ove sino a pochi anni fa si potevano ammirare frotte di mufloni saltare tra le rocce dei monti “Sos Balestreris” e “Sos Misurantes”.
Tutta la regione è ricca di acque sorgive: molte fontane dissetano gli escursionisti ed i rari visitatori. Le acque, trasportate dai torrenti, confluiscono in varie dighe artificiali che formano laghetti in cui in certi periodi dell’anno nuotano tranquilli i germani reali. Qui nasce il maggior fiume della Sardegna, il Tirso. Questo territorio è solcato da canali e piccole valli, ricoperte da rigogliosi boschi di sughero.
Nella regione di “Sa Zura”, in località denominata “S’Isj a”, nel Miocene (50-60 milioni di anni fa) sorgeva un lago. Di questo lago, oggi, rimangono le rocce formatesi con i suoi sedimenti: infatti è l’unica zona del territorio dove si trova il calcare. Questa roccia affiora dal terreno dove era situato il lago. Il paesaggio è caratterizzato da stupendi boschi contornati da imponenti rilievi granitici. Ciò che maggiormente contraddistingue questi rilievi sono le cavità formatesi durante le eruzioni vulcaniche ed in seguito a fenomeni di erosione: vengono comunemente chiamate “tafoni”, in sardo concheddas. Tra i blocchi di granito si aprono talvolta delle cavità tanto grandi che i nuragici le utilizzavano come sepolture.

Oltre alla chiesa principale di Sant’Anastasia, a quella di Sant’Ambrogio e a quella dedicata a San Quirico, risalente al XVI secolo, da segnalare anche il museo d’arte contemporanea inaugurato nel 1998, che raccoglie numerose sculture in legno di artisti provenienti da tutta Italia.

Tra le architetture civili degna di nota oltre a Villa Doneddu, splendido esempio di neogotico, diverse palazzine in stile liberty.

La chiesa di Santa Reparata è una chiesa campestre situata in territorio di Buddusò.
Il santuario dista dal paese circa 3 chilometri.
Edificata sullo spiazzo di un piccolo promontorio ai piedi del nuraghe di Donnighedda e a circa 100 metri dalla vecchia strada che da Buddusò portava ad Alà dei Sardi.
È sconosciuto l’anno di costruzione dell’edificio ma da un elenco delle chiese campestri e rurali stilato dalla diocesi di appartenenza del tempo, Alghero, in occasione del sinodo diocesano, risulta già esistente nel 1581.
Il reperto più antico sembrerebbe però essere una vecchia campana in cui veniva riportata come datazione il 1579 e una scritta che la ricollega al santuario, Santa Reparata ora pro nobis.
Si suppone che la zona dell’abside, la parte più antica del tempio, di architettura gotico-catalana, risalga alla fine del XV secolo.
Nel 1913 fu ampliata per accogliere il sempre più crescente numero di fedeli.
La prima domenica e il primo lunedì di settembre vi si svolgono ogni anno i festeggiamenti della santa, particolarmente seguiti dalla popolazione locale, durante i quali viene offerto a tutti i presenti un banchetto che ha come piatto principale la carne di vacca.