L’Agnata

Era il lontano 1975 quando Fabrizio De André e Dori Ghezzi acquistarono la tenuta dell’Agnata. Centocinquanta ettari misti di boschi, pascoli e coltivazioni, con un vecchio casale di pastori, dove realizzare un’azienda agricola con allevamento di vacche da latte. All’epoca l’Agnata era uno “stazzu” semi abbandonato con il casale tipico gallurese in granito e su due livelli (palazzeddu), risalente alla fine dell’Ottocento e affondato in una foresta di querce sempreverdi. Nei mesi successivi all’acquisto iniziò la lunga fase di ristrutturazione, durante la quale la famiglia visse un’esperienza indimenticabile, di progettualità e ricongiungimento con la natura, scandita da lunghe notti al solo lume di candela, senza telefono, in un terreno aspro ma poetico. Il progetto di andare a vivere in Sardegna, in previsione anche della nascita della figlia “Luvi”, si concretizzò dopo tre anni, quando nel luglio del 1979, tra una tournée e l’altra, la coppia si trasferì definitivamente all’Agnata. De André aveva intanto ristrutturato la stalla e cominciato ad allevare vitellini da carne e maialini, a coltivare ulivo e vite, a seminare gli orti e produrre uova. Aveva alzato il solaio ricavandone una mansarda, e restaurato una seconda stalla in rovina attrezzandola come dispensa e cella frigorifera. In quello stesso periodo, sistemando un altro piccolo rudere, creò la cucina che diventò in breve tempo un vero e proprio laboratorio del gusto. Il ristorante dell’Agnata fu subito un successo. Solo successivamente fece costruire sulla costa della collina un edificio di otto stanze – oggi le camere dell’hotel assieme alle due della coppia nella casa padronale – e una piscina ricavata nella roccia. Fabrizio amava profondamente questa terra, se ne stava seduto a lungo ad ascoltare il ruscello, lo ammirava nel suo scorrere. Ne risaliva il greto, verso le trasparenti sorgenti boschive. Dal rio Caprioneddu, che attraversa la tenuta, De André ricavò un lago artificiale per garantire una riserva alla comunità contro le siccità estive e gli incendi. Gli anni spesi all’Agnata segnarono profondamente la vita del cantautore, anche alla luce del noto sequestro subìto, un’esperienza che si aggiunse al già consolidato contatto con la realtà e la vita della gente sarda, ispirando innumerevoli canzoni e poesie. Dagli anni Novanta l’Agnata si aprì all’ospitalità: «Volevamo condividere con altri questo angolo di paradiso», racconta Dori Ghezzi. Nato come agriturismo, è oggi uno straordinario boutique hotel rivolto a chi ama viaggiare lontano dai circuiti turistici di massa. Fabrizio scelse l’Agnata per realizzare il suo sogno di bambino, cominciato quando aveva appena cinque anni, quando cioè la famiglia lo aveva messo in salvo dalla guerra fuggendo nella tenuta della nonna, vicino ad Asti, in Piemonte. Lì aveva imparato ad amare la terra, le piante e le erbe, fino a decidere che “da grande” avrebbe avuto una tenuta come quella tutta per sé. E l’Agnata è un sogno che continua e che vive, nel solco tracciato da Fabrizio e Dori, per offrire un’esperienza di viaggio memorabile a tutti gli ospiti. Non solo per il contesto naturale in cui l’Agnata sorge, per l’unicità della struttura e la carica emozionale che inevitabilmente essa porta con sé. Ma grazie anche a un servizio autentico e ad un sincero senso dell’ospitalità.