Oschiri

Oschiri

Oschiri si estende per 217 kmq circa nella regione storica del Monte Acuto. Confina con Tempio, Berchidda, Buddusò, Pattada, Ozieri e Tula.
Il centro abitato insiste nell’ estesa vallata pianeggiante delimitata dalle montagne del Monte Limbara e Monte Lerno, ai confini del Logudoro e della Gallura.
Sul versante settentrionale si erge il Limbara, ricchissimo di flora e fauna autoctone.
Ad ovest si trova il lago artificiale del Coghinas, che prende il nome dall’omonimo fiume, dove confluiscono il riu Mannu di Ozieri e il riu Mannu di Berchidda. Nella stretta di Muzzone si trova la diga, costruita nel 1924 per la produzione di energia elettrica.
La realizzazione dell’invaso e della diga favorirono la nascita di una delle prime esperienze industriali del nord Sardegna. In seguito alla costruzione della diga la Società Sarda Ammonia realizzò, nel 1927, una fabbrica per la produzione di ammoniaca e concimi chimici. La fabbrica operò ad Oschiri per alcuni decenni con due stabilimenti: uno era situato alla periferia del paese, in località Lugheria, presos la stazione ferroviaria, e produceva acido solforico e solfato ammoniaco; l’altro, ubicato nei pressi del Coghinas, offriva una produzione di idrogeno ed ossigeno.
Oltre al fiume Coghinas il territorio è ricco di corsi d’acqua tra cui il Riu Sa Bottiglia, che in periodo di forti piogge, prima di immettersi nel lago Coghinas, crea una cascata di circa 30 metri in località Monte Sa Chigantula.
A sud, situata alle falde del Monte Lerno, compresa tra i comuni di Oschiri e Berchidda, si estende per 3907 ettari, la Foresta demaniale di Su Filigosu, ricca di boschi di sughera e leccio, di lavanda, corbezzolo, lentisco, ecc. in cui vengono prodotti deliziosi mieli.
Un ‘ampia area è destinata a nuovi impianti di forestazione e alla salvaguardia di specie animali come cinghiali, daini e mufloni.

La presenza umana nel territorio di Oschiri è documentata a partire dal Neolitico. Pur in assenza di strutture abitative riferibili a questo periodo, ne abbiamo testimonianza indiretta attraverso le numerose necropoli a domus de janas fin dal Neolitico recente. Sono state localizzate circa 15 concentrazioni di tombe, fra cui le più importanti si trovano nella località di Malghesi con circa 25 ipogei e nella località di Pedredu.
Durante l’Età del Rame la definitiva sedentarizzazione delle popolazioni portò anche alla realizzazione di strutture megalitiche. Gli insediamenti si concentrarono soprattutto in aree elevate, con poderose opere di fortificazione, a controllo di importanti vie di transito e di transumanza. Testimonianze di questo tipo sono i siti di Monte Cuccu e Monte Ulia, dove sono presenti diversi dolmen e menhir.
Con l’età nuragica l’occupazione del territorio diviene definitiva e capillare. Attualmente si conoscono oltre 50 siti riferibili a questo periodo, con nuraghi sia del tipo a “corridoio” (Monte Ulia) sia a tholos, semplici(Nuraghe Bodde) e soprattutto complessi(Culzu, Su Chilchinu).
I villaggi sono per lo più in prossimità del nuraghe mentre delle sepolture, le cosiddette “tombe dei giganti”(Lugheria, San Giorgio, Balanotti), rimangono labili tracce.
Per quanto concerne la romanizzazione del territorio di Oschiri si concentrò soprattutto nella valle del Coghinas, punto strategico dell’asse viario che conduceva da Karales a Olbia.
Tra gli insediamenti si segnalano quello di Nostra Signora di Otti, un altro presso il nuraghe Serra Orrios, Pedredu da dove proverrebbero corredi tombali che secondo le descrizioni sarebbero pertinenti a età repubblicana.
Il centro più importante, Luguidune Castra, ubicato sul colle di San Simeone, è stato oggetto di indagine dalla fine degli anni ottanta del Novecento. Il sito presenta una cinta muraria di età alto imperiale e sembra suddiviso in due aree, una sulla sommità del rilievo pertinente ai castra l’altra alle pendici con funzione abitativa.
All’inizio dell’età giudicare il territorio oschirese venne annesso al giudicato di Torres. In quella che fu Lughudine Castro venne istituita la diocesi di Castro. Nei secoli successivi Castro e il villaggio di Oschiri(presumibilmente originatosi nel Medioevo) passarono dagli Arborensi ai Doria, in seguito ai Pisani e agli Aragonesi. Nel 1803 la diocesi di Castro è i territori di appartenenza furono annessi a quella di Bisarcio.
L’ottocento fu il periodo in cui gli oschiresi conobbero significativi mutamenti nel loro paese, tra cui, in seguito all’editto delle chiudende del 1823,la sperimentazione di innovative tecniche di coltivazione e allevamento.
Durante il periodo della seconda guerra nasce un centro di confezione e recupero di divise e scarpe militari, che diede lavoro a 200-300 persone ed operò fino agli anni settanta, e l’allestimento di un ospedaletto militare legato allo stanziamento delle truppe nel territorio. Subito dopo la guerra Oschiri è pervasa dal movimento cooperativistico. Fra le iniziative più significative si possono ricordare quella della Cooperativa tra combattenti, della Cooperativa Agricola tra lavoratori, della Cooperativa Sant’Isidoro; nel settore della pesca la Cooperativa Pescatori Lago Coghinas e in quello dell’allevamento l’esperienza della Cooperativa allevatori e pastori oschiresi

Nel territorio oschirese sono presenti diverse chiese di notevole pregio a cominciare dalla parrocchia della Beata Vergine Immacolata(XIX sec.), San Pietro costruita nell’alto medioevo, San Sebastiano e San Demetrio (santo patrono) che si trova all’interno del cimitero. A qualche km dal paese quella di San Leonardo(XVI sec.) e sul versante opposto quella di Nostra Signora di Otti(XII sec.) e quella di San Michele. Di San Giorgio, in località Balanotti rimangono ormai solo le rovine.
Di notevole interesse è senza dubbio Nostra Signora di Castro(XII sec.) che sorge su una collinetta in campagna, non lontana dal centro abitato; in trachite rosa e stile romanico, fu sede vescovile dell’antica diocesi di Castra. È circondata da una muraglia all’interno della quale si trovano sas cumbessias, alloggi per ospitare i pellegrini.

Singolare è il sito rupestre di Santo Stefano dove, di fronte a una chiesa del XV sec., si trova
una parete di roccia granitica, impropriamente definita “altare”, nella quale sono state scolpite in epoca non ancora accertata delle nicchie geometriche triangolari e quadrangolari distribuite in sequenza.
Nell’area si trovano anche resti di domus de janas e di un nuraghe.
Queste emergenze archeologiche sono racchiuse in un arco temporale che va dal Neolitico recente ad una età post-medievale. La funzione dell’altare non risulta tuttora chiara a causa dell’assenza di sistematiche indagini archeologiche mentre è stata decifrata l’epigrafe (in passato considerata d’età bizantina e persino nuragica!) incisa in un blocco inserito in un fianco della chiesa: il testo, in logudorese del XV sec., documenta dei lavori fatti eseguire dal massaro dell’edificio e conclusi il 6 maggio 1492.

Data la ricchezza di reperti di vari epoche rinvenuti nell’intero territorio, da segnalare la presenza di un Museo Archeologico.

Ai suddetti santuari sono collegate le rispettive celebrazioni religiose e civili.
Il lunedì dell’angelo si svolge una processione in onore della Madonna di Castro, la cui statua viene trasferita dall’omonimo santuario nella chiesa del paese per una settimana e si conclude la domenica successiva con una festa religiosa meta di pellegrini provenienti da tutta la Sardegna.
I festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Otti si svolgono invece l’ultima domenica di maggio durante i quali dopo la celebrazione religiosa viene offerto un pranzo a base di gnocchi sardi e carne di pecora. A maggio si svolge anche la festa in onore di San Leonardo.

Per quanto riguarda le attività economiche, quella prevalente è senz’altro quella agropastorale. Fiorente anche l’industria lattiero-casearia, nella quale operano due caseifici, uno cooperativo e uno privato.
Consistente anche il commercio di Sa Panada, delizioso scrigno rotondo fatto di pasta lavorata con lo strutto e ripieno di carne, anguilla o verdure. Diversi laboratori e un’industria lavorano incessantemente alla produzione di tale prelibatezza che viene anche esportato all’estero.
Tra fine luglio e i primi di agosto si svolge invece da 11 anni la Sagra della Panada, organizzata dal Comune di Oschiri e dai produttori.
Dal 2007,in concomitanza con questa sagra, ha avuto avvio la prima Fiera agroalimentare della provincia di Olbia-Tempio.